Obiettivo calcio

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lunedì 6 giugno 2016

Final Eight Primavera - Roma campione d'Italia, la Juve si arrende ai rigori



Roma-Juventus 1-1, 7-6 dopo i calci di rigore

ROMA (4-3-2-1): Crisanto - De Santis, Capradossi, Marchizza, Anocic - D'Urso (15' sts Grossi), Machin, Vasco - Ndoj (43' st Spinozzi), Di Livio (11' sts Bordion) - Ponce. All. De Rossi
JUVENTUS (4-3-3): Audero - Lirola, Romagna, Blanco Moreno, Zappa - Macek (13' sts Di Massimo), Touré (20' sts Didiba), Cassata - Kastanos, Favilli, Pozzebon (5' pts Vadalà). All. Grosso

Arbitro: Amoroso di Paola.
Reti: 36' pt Kastanos (J) rig.; 2' st Ponce.
Rigori: Lirola (J) gol, Ponce (R) gol, Vadalà (J) parato, Vasco (R) gol, Cassata (J) gol, Spinozzi (R) gol, Kastanos (J) gol, Capradossi (R) gol, Di Massimo (J) gol, Marchizza (R) fuori, Zappa (J) gol, Bordin (R) gol, Favilli (J) parato, Grossi (R) gol.
Ammoniti: Touré, Ndoj, Spinozzi, Zappa.
Spettatori: 5.000.

La conferma che il lavoro sui giovani paga. Alla Roma lo considerano da anni un investimento "sicuro", dal rendimento garantito. Non un costo. E neppure una scommessa. Certo occorrono fiuto, pazienza, continuità e predisposizione al sacrificio. Perché i risultati si raccolgono strada facendo, nel tempo. Alberto De Rossi, decano degli allenatori Primavera, lo sa bene. E questo spiega i tre scudetti vinti dalla sua Roma negli ultimi dodici anni (2005, 2011, 2016). Semina costante e raccolto che, annata più annata meno, si mostra rigoglioso. L'ultimo parla di un gruppo che unisce in dosi perfette talento e caparbietà. Non si spiegherebbero altrimenti i due successi ai rigori ottenuti contro l'Inter in semifinale e la Juventus nella sfida che ha assegnato il tricolore, avversarie che alla vigilia godevano (di un niente, per la verità) dei favori del pronostico, ma che poi hanno dovuto arrendersi (d'accordo, questione di sfumature quando si va dal dischetto) al chirurgico lavoro ai fianchi dei giallorossi, mirabilmente guidati dalla panchina con scelte che hanno saputo sopperire ad assenze sfortunate (vedi la rottura al crociato che ha messo ko Nura) o sciaguratamente cercate (ovvio il riferimento alle squalifiche di Sadiq e Tumminello, protagonisti di episodi inqualificabili sui quali, con serenità ed evitando inutili punizioni "a effetto", bisognerà riflettere insieme ai due ragazzi, per il bene loro e di tutto il vivaio). Finale che poteva decidersi già nei tempi regolamenti (annullata a Spinozzi una rete regolare) e che alla fine ha comunque premiato la squadra più completa, più organizzata, più cinica, fors'anche più affamata. Onore alla Juventus di Grosso, magari non brillantissima come in altre occasioni, ma giustificata da una stagione assai logorante che l'ha vista protagonista su tutti i fronti: dalla Viareggio Cup, vinta, alla Coppa Italia e al campionato, obiettivi sfumati solo in finale, per un triplete che avrebbe consegnato i bianconeri alla storia.



IL MEGLIO E IL PEGGIO

Con tre partite nelle gambe in una settimana, per di più a fine corsa, non ci si poteva certo aspettare qualità e lucidità. La pagella non può non tenerne conto. Sugli scudi i due portieri, Crisanto (Roma) e Audero (Juventus): decisivo il giallorosso con i due penalty parati a Vadalà e Favilli, provvidenziale il bianconero con alcuni interventi prodigiosi che hanno prolungato la contesa. Ponce (votato migliori giocatore di questa Final Eight), unico vero terminale offensivo della Roma, si è battuto come un leone: se troverà continuità, evitando come talvolta gli succede di nascondersi nelle pieghe della partita (ecco perché l'argentino non è ancora entrato nelle mie personalissime corde), farà tanta strada. Vasco, Machin e D'Urso sono stati "pensati" per giocare insieme: quello che manca a uno, sa garantirlo l'altro e questo spiega il perfetto equilibrio della Roma in mediana. Capradossi e Romagna sono centrali difensivi di sicuro avvenire: una leggera preferenza per lo juventino, disinvolto ed elegante anche nell'impostazione, senza tuttavia scartare a priori la grinta e la feroce applicazione in marcatura del romanista. Ecco, osservi questi due ragazzi di scuola italiana e ti chiedi il senso di un investimento come quello fatto dalla Juventus su Blanco Moreno: siamo davvero sicuri di non avere già in casa giocatori di questo livello, se non addirittura migliori? Otto pieno a entrambi gli allenatori: De Rossi, non abbiamo dubbi, continuerà a zappare l'orto sotto il Cupolone, mentre Grosso (grazie alla supervisione tecnica di Lippi) potrebbe ora entrare nel giro delle Nazionali azzurre. In bocca al lupo a entrambi.





Nelle foto, dall'alto, la premazione della Roma, l'allenatore giallorosso Alberto De Rossi e l'undici iniziale sceso in campo nella finale di Reggio Emilia.


   

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