Obiettivo calcio

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martedì 24 aprile 2012

Il calcio del sorriso






Ieri sera a Pietracuta (Rimini) ho moderato, come accade ormai da sei anni a questa parte, il Convegno "Sport con Gioia", organizzato con grande passione dai dirigenti della Junior Valmarecchia, settore giovanile romagnolo affiliato all'Inter e al Rimini Calcio. Una serata che aveva come tema "Educare i giovani al gusto della vita. È compito di tutti". Sul palco, insieme a me, Massimo Bonini (ex di Cesena, Juventus e Bologna), Renzo Vecchiato (ex cestista di fama, campione d'Europa a Nantes con la nazionale italiana nel 1983 e medaglia di bronzo a Stoccarda nel 1985), Paolo Bravo (ex calciatore di Como, Siena, Cesena e Rimini, ora diesse del club riminese) e due giovani psicologhe, Francesca Crovasce e Federica Mazza, animatrici di un'interessante iniziativa promossa dal Comitato Figc di Rimini, ovvero un "Centro di Ascolto" dedicato ad atleti, famiglie, allenatori e dirigenti per promuovere il benessere legato alla pratica sportiva dei giovani calciatori. E lo spunto per dibattere insieme sui valori che devono permeare l'attività giovanile è arrivato da un simpatico filmato presentato dalle due psicologhe. Un breve documentario del regista spagnolo El Cangrejo che parla dei Pulcini della Margatania, squadretta di Barcellona che ha chiuso il suo campionato senza mai vincere una partita, subendo 271 reti e realizzandone una soltanto. Eppure nel racconto di questi bambini, dei loro genitori, dell'allenatore e del dirigente emerge la gioia e la felicità del giocare, dello stare insieme, del lottare per un obiettivo "quasi" impossibile, ovvero la vittoria, nel quale però tutti non smettono mai di credere. Con quel candore e quel disincanto che appartiene solo ai bambini e che noi adulti non abbiamo il diritto di macchiare con le nostre pretese e il nostro esagerato attaccamento al risultato, alle classifiche, al gesto tecnico o all'aspetto tattico. Un filmato in lingua originale che merita di essere visto e divulgato. Vale più di mille parole. E ci restituisce, anche solo per dieci minuti, quel "gusto" per lo sport e per la vita (di cui lo sport fa parte) che spesso manca sui nostri campi di gioco.

          

mercoledì 18 aprile 2012

Dopo le lacrime, più controlli sui giovani calciatori


Il percorso che porterà a capire le cause che hanno determinato la morte di Piermario Morosini è ancora lungo. Chi ha amato e continuerà a portare nel cuore questo ragazzo, attende fiducioso. Merita risposte certe, le avrà. Ma da questa tragedia occorre anche partire, e magari provare a farlo in fretta (non come accade spesso in Italia, dove le lacrime, il cordoglio e le parole quasi mai sono seguiti da azioni concrete), per rivedere gli ormai superati protocolli medici che tuttora regolano l'attività dei giovani calciatori dilettanti. Indipendentemente da quello che emergerà su Morosini. Il fatto è che oggi i nostri figli, fino all'età di 12 anni, giocano a calcio ancora grazie al cosiddetto "certificato di sana e robusta costituzione" rilasciato dai pediatri di famiglia e rinnovato di anno in anno. Professionisti seri, intendiamoci, di certo consapevoli delle condizioni dei loro piccoli pazienti. Ma i tanti (troppi) episodi archiviati come "tragica fatalità" e trattati in modo sbrigativo dalla stessa stampa (il campione fa notizia, molto meno il ragazzino che si accascia privo di vita su un qualunque campetto di periferia), invitano a rivedere questa procedura. Anche alla luce delle più moderne e sofisticate tecnologie che hanno migliorato la diagnostica. Specie nel campo della cardiologia. 
«Il cuore di un giocatore non cambia in base alla maglia che indossa o alla categoria che frequenta»: il dottor Mario Brozzi, ex medico sociale della Roma, ha fatto da diversi anni di questa frase lo slogan della sua battaglia. Che punta a uniformare la tutela sanitaria dei calciatori, ponendo i dilettanti sullo stesso livello dei professionisti. Mi capitò di sentirlo qualche tempo fa durante un convegno organizzato a Chianciano Terme dal Settore Giovanile e Scolastico della Figc. E il suo accorato appello fece venire i brividi a tutti i presenti. Un allarmismo fondato su elementi concreti, non semplici parole. Brozzi, grazie a un accordo fra il Comune di Roma e l'Istituto di Medicina dello Sport di "Villa Stuart", aveva monitorato attraverso un protocollo più approfondito tutti i ragazzi del settore giovanile della Roma (oltre 400) per poi passare ai tesserati delle società affiliate al club giallorosso. Giovani che i soliti controlli di routine avevano già dichiarato "abili" alla pratica calcistica. Ebbene, grazie a quegli ulteriori accertamenti, lo staff di Brozzi rilevò una dozzina di gravi patologie cardiache, fino ad allora rimaste nascoste, di cui una richiese il ricovero d'urgenza e l'immediato intervento chirurgico. Dall'esito per fortuna positivo. Una vita salvata.
Da qui l'idea di Brozzi di prevedere una visita d'ingresso molto più curata fin dall'inizio dell'attività dei bambini, con anamnesi familiare, individuazione e correzione dei dis-paramorfismi (piede piatto, scoliosi, ginocchio varo-valgico) e l'effettuazione di un ecocardiocolordoppler, strumento indispensabile per l'individuazione delle più gravi cardiopatie. «Tutti i bambini come Totti» predica il dottor Brozzi. Ovvero tutti visitati con la stessa meticolosità riservata ai calciatori professionisti. Purtroppo la vicenda di Morosini ci dice che, nonostante i controlli accurati, la complessa macchina umana può accusare cedimenti imponderabili. Ma intanto vanno prese tutte le precauzioni possibili. Una prevenzione costosa, si dice. Ma la vita non ha prezzo. E stipulando opportune convenzioni e assicurazioni, si riesce comunque a contenere l'esborso in qualche decina di euro. Ne vale la pena. Se ne dovrebbero rendere conto soprattutto quei genitori che spesso vedono nel banale certificato da consegnare alla società sportiva una "fastidiosa" formalità. «Per il certificato poi ripasso. Sa, non trovo mai il tempo di andare dal pediatra» è la frase che i dirigenti si sentono ripetere dalle famiglie fino alla noia. Per non parlare dei maldestri tentativi di riciclare il certificato dell'anno prima "sbianchettando" la data. Assurdo? Eppure…

Viareggio Cup Story - 3a puntata (1961-1965)

Prosegue dopo parecchio tempo l'excursus sulla storia del Torneo di Viareggio, oggi meglio conosciuta come Viareggio Cup. Un romanzo popolare in cui si specchia una buona parte del calcio italiano e che merita di essere riletto con passione, per ricordare i tanti giovani che hanno calcato la passerella viareggina per diventare poi campioni affermati. (Gianluca Grassi)


1961 - JUVENTUS

Arriva anche la prima volta della Juventus che rispetta il ruolo di favorita. Bianconeri subito in evidenza nel turno eliminatorio, con doppio successo ai danni del Bayern Monaco che schiera in porta il futuro nazionale Sepp Maier. Il Rijeka s'inchina a una convincente Inter (nelle cui file si fa notare un terzino assai promettente, tale Giacinto Facchetti), mentre l'Udinese, dopo aver vinto gara uno (2-0), alza bandiera bianca nel ritorno (0-4) dinanzi alla Dinamo Zagabria a dispetto di un portierino niente male destinato a entrare nella leggenda: Dino Zoff. Nei quarti Juve senza problemi contro il Dukla (doppietta di Ninni, poi Casale e Cavallito), Vicenza e Inter fanno fuori rispettivamente Fiorentina e Torino, il Milan elimina ai rigori la Dinamo Zagabria. In entrambe le semifinali si arriva all'epilogo dal dischetto: Mazzia rifila un "sei su sei" (allora era previsto che uno stesso calciatore potesse battere tutti i tiri) indigesto al Milan, il vicentino Stenti lo imita mandando a casa l'Inter (3-3 dopo i supplementari). Finale decisa da una doppietta dello juventino Dario Cavallito.

Juventus-Vicenza 2-0
Juventus: Ferrero (Cassani), Bello, Benedetto, Mazzia, Rapetti, Dianti, Stacchini, Cavallito, Gabetto, Castano II, Ninni.
Vicenza: Filippi, Zanon, Galassin, Ghirardello, Stenti, Piola, Busato, Fontana, Boschi, Rigotto, Facci.
Arbitro: Rigato di Mestre.
Reti: 22' e 39' st Cavallito.

1962 - INTER

Nell'albo d'oro entra l'Inter dell'irresistibile tandem Mazzola-Boninsegna (due gol il primo e quattro il secondo). Nerazzurri senza ostacoli dall'inizio alla fine. A fare le spese della superiorità nerazzurra sono il Progressul Bucarest (2-1 e 3-3 nel turno eliminatorio), il Vicenza (2-0), il Torino (2-0) e in finale la Fiorentina di Ulivieri, Brizi e Veneranda (che con sei centri vince la classifica marcatori): a Petroni, che realizza un gol per tempo, risponde per i viola il solo Nuti. Per la serie "saranno famosi" visti all'opera nella Sampdoria il roccioso difensore Francesco Morini (pedina inamovibile nella retroguardia della Juventus che vince cinque scudetti dal 1972 al 1978) e la veloce ala destra Giancarlo Salvi (269 presenze fra A e B in maglia blucerchiata prima di fare la chioccia nel Vicenza all'emergente Paolo Rossi).

Inter-Fiorentina 2-1
Inter: Colombo, Masetto, Longoni, Del Maso, Faggio, Bruschettini, Nannini, Fusari, Petroni, Mazzola, Boninsegna.
Fiorentina: Santini, Ulivieri, Brunetti, Brizi, Poncini, Orlandi (Ceccherini), Ronchi, Nuti, Corbi, Canepele, Veneranda.
Arbitro: Adami di Roma.
Reti: 33' pt Petroni (I); 5' st Nuti (F), 33' Petroni (I).

1963 - SAMPDORIA

L'Inter ci riprova con uno scatenato Boninsegna (con cinque reti miglior marcatore del torneo), ma sulla sua strada incrocia in semifinale la forte Sampdoria dove, a Morini a Salvi, si è aggiunto Frustalupi, mezzala col fiuto del gol: finisce 4-2 dopo i supplementari e decisiva risulta proprio una doppietta di Frustalupi. I doriani pescano in finale il Bologna che, dopo aver stentano nel primo turno contro il CSKA Sofia (4-2 e 2-3), ha avuto la meglio sul Daring Bruxelles (4-0) e Dukla Praga (1-0): arbitro Concetto Lo Bello, all'iniziale vantaggio rossoblù di Ragonesi rispondono Pienti e Bertolazzi. Due eventi danno ancora maggior lustro al "Viareggio": la Rai si occupa per la prima volta della Coppa Carnevale, mentre l'ex Ct della Nazionale Vittorio Pozzo vince la prima edizione del premio giornalistico intitolato a Bruno Roghi, storico direttore della Gazzetta.

Sampdoria-Bologna 2-1
Sampdoria: Valeri, Vezzoso, Trinchero, Forante, Morini, Barbarini, Bertolazzi, Frustalupi, Salvi, Pienti, Malventi.
Bologna: Maschi, Farina, Bonzi, Trombetta, Nonino, Tentorio, Corradi, Rossini, Pace, Ragonesi, Veronesi.
Arbitro: Lo Bello di Siracusa.
Reti: 31' pt Ragonesi (B); 25' st Pienti (S), 27' Bertolazzi (S).

1964 - DUKLA PRAGA (CEC)

Il Viareggio resta stregato per il Bologna che perde la seconda finale consecutiva. Rossoblù da applausi contro il forte Partizan nel primo turno (1-0 e 0-0), poi Roversi, Pace e compagni eliminano ai rigori sia la Juventus che la Roma. Giochi fatti? Nemmeno per sogno, perché dal cilindro ecco uscire il nome del Dukla Praga. Eliminato il Genoa, i cechi s'impongono ai rigori contro la Fiorentina di Ferrante e Brugnera e soprattutto si sbarazzano 2-0 del forte Ferencvaros, la miglior squadra per gioco espresso. Un gol per tempo (Vesely e Urbanek) e il Dukla sale per la prima volta sul gradino più alto del podio, dando inizio alla serie che vedrà la formazione di Praga trionfare in Versilia altre cinque volte.

Dukla Praga-Bologna 2-0
Dukla Praga: Vencel, Crarsa, Zinart, Tesar, Migas, Urbanek, Nederost (Smuda), Vesely, Mordvek, Rodr, Kabat.
Bologna: Spalazzi, Roversi, Magnani, Trombetta, Tentorio, De Mecenas, Corradi, Cardini, Vitali, Pace, Tonoli.
Arbitro: Righi di Milano.
Reti: 12' pt Vesely; 29' st Urbanek.

1965 - GENOA

Edizione travagliata. Fiorentina e Tolone ripetono il ritorno del turno eliminatorio (vinto dai francesi 1-0) in quanto erano stati disputati i supplementari in realtà non previsti dal regolamento: il replay dà ragione ai viola che però nei quarti devono inchinarsi al gol del genoano Massucco, giustiziere (doppietta) poi del Milan in semifinale. Percorso netto anche per la Juventus (ko Austria Vienna, Bologna e Ferencvaros) che a centrocampo si avvale del moto perpetuo di Beppe Furino: il palermitano conquisterà in bianconero (361 partite in A) otto scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Coppa delle Coppe. La finalissima viene giocata due volte, dopo che la prima partita era stata sospesa all'inizio della ripresa sullo 0-0 per impraticabilità del campo. Replay in perfetta parità (2-2) dopo i supplementari e la prima serie di rigori (6-6), nel regolamento non si prevede di proseguire ad oltranza, si va al sorteggio e la monetina premia i Grifoni (tra i migliori, Aldo Agroppi e Carlo Petrini).

Genoa-Juventus 2-2 dts (Genoa per sorteggio)
Genoa: Tarabocchia, Bonvicini, Campora, Nocentini, Venturelli, Agroppi, Corucci, Citarella, Petrini, Massucco, Gallina.
Juventus: Corti, Maggioni, Vacca, Massari, Coramini, Castello, Villa, Furino, Zandoli, Antonioli, Mantovani.
Arbitro: De Marchi di Pordenone.
Reti: 10' pt Antonioli (J), 23' Corucci (G); 15' st Petrini (G), Massari (J)


martedì 17 aprile 2012

Ciao Piermario

Stadio di Lecce, 9 giugno 2005, ore 22 circa. Sono in casa, bloccato da una fastidiosa forma influenzale che mi ha impedito di essere come sempre presente alla finale scudetto del campionato Primavera. Seguo la partita in tivù. Dieci minuti al termine, Roma in vantaggio 2-0 sull'Atalanta. Una sfortunata autorete di Consigli e un bel gol di Okaka stanno cucendo il tricolore sul petto dei giallorossi. Squilla il cellulare. È l'amico-collaboratore Alfredo Pennasilico che chiama dalla tribuna: «Allora Gianluca, a chi diamo il Guerin d'Oro come miglior giocatore della fase finale? Chi ti è piaciuto della Roma? Ha giocato bene Scurto, c'è Freddi, oppure questo Okaka che è un'ira di Dio». «Roma? È vero, fino a oggi abbiamo sempre premiato qualcuno della squadra campione, però…». Alfredo, che mi conosce bene, intuisce subito. «Eh, lo so. A te sarà piaciuto Morosini. È il tuo giocatore ideale. Centrocampista elegante, testa alta, sempre al posto giusto nel momento giusto, gran circolazione di palla. Vuoi premiare lui? Dai, mi sembra una buona idea». «Ma sì, Alfredo. Vada per Morosini. Per me farà strada». 
Sono due giorni che mi tormento ripensando a quella sera e a quella premiazione. Sabato, per qualche istante, ho sperato e pregato che non diventasse così importante. O forse no, sto dicendo una fesseria. Perché Piermario, di quel premio, era orgoglioso. Un Guerin d'Oro. Riconoscimento che hanno avuto solo i grandi del calcio italiano. E il Moro, adesso lo sappiamo, nel suo "piccolo" era un "grande". Su questo, almeno, non mi ero sbagliato. Da quella sera e da quel (meritatissimo) riconoscimento è iniziato il suo rapporto con il Guerin Sportivo. Subito seguito da una delle rare interviste concesse, una confessione a cuore aperto che avevo commissionato al collega di Bergamo Guido Maconi, suo amico. Confidando che con lui questo ragazzo timido e silenzioso si potesse aprire. Così fu. Parole intrise di innocente quanto nobile umanità che in queste ore molte testate hanno ripreso. Piermario lo ricordo così. Così come non dimenticherò la sua visita in redazione durante la stagione vissuta a Bologna e la maglia autografata regalata al nostro Chicco, responsabile dell'archivio fotografico, supertifoso rossoblù. Un gesto come tanti, ma accompagnato dal pudore e dalla modestia che appartengono a pochi. Ciao Piermario!

Nella foto, il collaboratore del Guerin Sportivo Alfredo Pennasilico consegna a Piermario Morosini, capitano dell'Atalanta, il Guerin d'Oro come miglior giocatore della fase finale del campionato Primavera 2005