La Nuova Quarto Calcio ha vinto il primo dei due campionati in cui era impegnata. Battendo la Frattese per 4-0 nello spareggio disputato domenica 5 maggio si è guadagnata la promozione in Eccellenza. Il campionato sportivo si è chiuso con un successo. Resta aperta la partita più difficile, quella della legalità, ma la squadra sottratta ai boss e diventata un simbolo dell'avanzata dello Stato nelle terre della camorra, ha già segnato qualche punto a proprio favore.
IL GIOCATTOLO DEL BOSS - Fino al febbraio del 2011 l’allora Quarto Calcio Ssd era uno dei tanti gingilli del clan Polverino, la potente organizzazione mafiosa che in provincia di Napoli ha raccolto l’eredità dei Nuvoletta, i boss di Marano affiliati a Cosa Nostra. Signori assoluti del traffico di hashish, con una media di 5.000 kg di droga importati al mese, gli uomini di Giuseppe Polverino si erano infiltrati sotto pelle in enti pubblici e imprenditoria locale. Quarto, conca vulcanica intasata di cemento tra Napoli e il litorale flegreo, era solo uno dei tanti domini dei boss di Marano. E la locale squadra di calcio tornava utile per estendere il controllo criminale in ogni ambito della vita civile. Non quindi soltanto un giocattolo nelle mani dei boss, ma un canale di pressione sull’amministrazione locale, un luogo per allacciare relazioni e favorire appalti, lo schermo per imporre alle imprese un pizzo mascherato da sponsorizzazione sportiva. Il sequestro chiesto e ottenuto dalla Procura antimafia ha posto la classica alternativa: dismissione o gestione commissariale. Per la prima volta nel caso di una squadra di calcio, si è deciso di affidarne la guida ad un’associazione antiracket, in questo caso ad Sos Impresa: «Le principali attività della città di Quarto erano in mano alla camorra», spiega Lorenzo D’Aloia, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli. «Il calcio rientrava in una logica di potere», aggiunge il sostituto procuratore antimafia Antonello Ardituro, che dopo aver coordinato le indagini, si è buttato nell’avventura della squadra anticamorra, divenendone il presidente onorario. «Far morire la squadra sarebbe stata una sconfitta sociale prima ancora che sportiva – spiega Luigi Cuomo, presidente di Sos Impresa e dirigente della Nuova Quarto Calcio – noi ci abbiamo creduto, e fin dal primo momento abbiamo cercato di incardinare nell’esperienza calcistica, momenti di dibattito e sensibilizzazione». Sono nate assemblee, iniziative pubbliche, momenti di confronto.
IL CLAN DELL'ACIDO - Dopo aver smantellato un fiorente narco-traffico, dopo aver acciuffato in Spagna lo stesso boss Giuseppe Polverino, gli inquirenti hanno cominciato ad approfondire le dinamiche di consolidamento del potere del clan. «Polverino, considerato il ragazzo di bottega di Lorenzo Nuvoletta, è un capo vecchio stile. Preferisce commerciare hashish perché la cocaina ha una reputazione peggiore», spiega D'Aloia. «Allo stesso modo era refrattario a sparatorie, stragi e mattanze clamorose». I nemici del clan Polverino semplicemente sparivano: «Stiamo indagando su otto casi di Lupara Bianca», aggiunge. Il che vuol dire che verosimilmente sono stati sciolti nell'acido, pratica che gli uomini di Polverino hanno appreso dal maestro assoluto del genere, Giovanni Brusca, per anni ospite dei Nuvoletta nella tenuta di Poggio Vallesana.
ATTI VANDALICI E MINACCE - Un clan abituato a tanta discrezione difficilmente reagisce in modo eclatante alle offensive dello Stato. Ma con il Quarto Calcio è stato diverso. «Da quando è cominciata la nostra avventura - spiega Cuomo - abbiamo subito sette diversi atti vandalici. Hanno distrutto le tribune, incendiato le reti delle porte, rubato scarpette e bandierine». All'inizio si pensava a vandali isolati, ragazzi che venuto meno il protettorato camorristico, si sentivano liberi di imperversare su stadio e spogliatoi. «Ma a fine gennaio sono tornati a trovarci - spiega Cuomo - e questa volta hanno rubato coppe e trofei, molti dei quali legati alla festa della legalità appena conclusa. Nella segreteria, dove hanno devastato tutto, abbiamo però ritrovati praticamente intatti i pochi oggetti di valore. Si sono accaniti sui simboli, e questo ci ha fatto riflettere». La Nuova Quarto Calcio per la Legalità non si è fermata neppure quando durante la trasferta a Pianura gli ultras avversari hanno cominciato a intonare cori offensivi e di velata minaccia contro la dirigenza e lo stesso Ardituro. Che oggi commenta così: «Insulti, offese, minacce rivolte alla squadra e alla magistratura che ha ideato questa iniziativa. E poi i danneggiamenti, i furti, gli atti vandalici. Certi ambienti reagiscono male ad ogni messaggio che sottolinea la forza della legalità».
Antonio Castaldo
tratto da www.corriere.it
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