Obiettivo calcio

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giovedì 12 settembre 2013

Le (prevedibili) difficoltà della nostra Under 21



Adesso tutti a dire che Di Biagio magari non sarà all’altezza. Che l’emozione del debutto gli ha annebbiato le idee (in effetti, certe scelte sono apparse quantomeno incaute). O che, in un Paese dove una scappaioia la si trova sempre (ad esempio, per non pagare le tasse), qualche ragazzino un po’ indisciplinato (leggi Berardi) lo si poteva convocare lo stesso, anziché lasciarlo a casa in punizione. Giratela come volete. La verità, però, l’abbiamo davanti agli occhi. Ed è venuta a galla da tempo. Il Belgio, un buon Belgio fra l’altro, l’ha solo resa più evidente. Ci siamo forse dimenticati come, appena sei mesi fa, l’Anderlecht aveva strapazzato il Milan nella finale della Viareggio Cup? Ah, già. In mezzo siamo diventati vicecampioni d’Europa Under 21 e Under 17. Ovvero, passato prossimo (Under 21) e futuro (Under 17).
E il presente? Buio assoluto. Non potrebbe essere altrimenti, a fronte di una Serie A sempre più straniera: nella prima giornata di campionato il 56,11 per cento dei giocatori utilizzati veniva dall’estero. Risale addirittura al 30 marzo 2008 l’ultima partita di A (Empoli-Sampdoria) con 22 italiani in campo titolari (fonte La Stampa). Rose raddoppiate grazie (????) agli improvvidi scafisti del pallone che ogni estate riversano negli stadi italiani presunti talenti in cerca di gloria. Sta per uscire il nostro Calcio Italia: sfogliatelo, leggetelo e alla terza tabella la lingua vi si sarà attorcigliata e un nauseabondo senso di smarrimento vi salirà dallo stomaco. Nomi e cognomi impronunciabili, provenienze esotiche, curriculum insignificanti. Ergo, dove speriamo di andare?
Dove speriamo di andare con questi quattro ragazzi di buona volontà che a Rieti si sono persi davanti a una sfida sproporzionata al loro (misero) valore e alla loro (ridotta) esperienza? Dove speriamo di andare quando un Walem qualunque ti butta dentro l’immarcabile Ferreira-Carrasco, che Ranieri sta valorizzando nel Monaco, e tu gli rispondi gettando nella mischia gente come Di Lorenzo e Liviero, classe 1993, appena sbarcati in B dopo un onesto (nulla più) campionato di Prima Divisione (Di Lorenzo al Cuneo e Liviero al Perugia)? E ringraziare che i nostri ragazzi, bene o male, trovano modo di giocare in terza serie (sulla cui qualità tecnica, però, la Lega di Firenze farebbe bene a farsi un esame di coscienza). E che qualcuno, come l’interessante Battocchio (scuola Udinese), prende la valigia e va a farsi le ossa oltr’Alpe.
Ma lei, caro Tommasi, è sempre convinto della bontà di scioperare contro l’unica categoria dove i (giovani) giocatori italiani hanno un minimo di spazio, seppur a fronte di (discutibili) imposizioni regolamentari? Niente da dire, come Associazione Calciatori, davanti all’incolore prestazione dell’Under? Come non sorridere, poi, di fronte alla grande idea (per fortuna abortita) di riservare il campionato Primavera alle sole società di Serie A. Caspita, non devono averci dormito sopra per qualche notte, fra via Allegri e via Rosellini. È così che risolviamo i problemi del nostro calcio? E il famoso lavoro di scouting del Club Italia? Il coordinatore Arrigo Sacchi, con buone ragioni, punta il dito contro i club: vorremmo però capire se per caso non ci sia qualcosa da rivedere anche nell’attività dell’entourage azzurro.
Così è, se vi pare. Ma a noi, comuni appassionati, pare proprio che non vada. Con Cipro ci siamo presi (non senza sofferenza) un brodino ristoratore. Però fra un mese, in Belgio, la strada tornerà a salire. In ballo non c’è solo la qualificazione alla fase finale europea del 2015, ma addirittura quella alle Olimpiadi 2016 in Brasile. Pretendere che si lavori al meglio, è il minimo.

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