Obiettivo calcio

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mercoledì 17 novembre 2010

Oltre le Regole - L'arbitro diventa tutor




Dopo tante parole, quella più importante. Affidata alla prova del campo. E' decollato "Oltre le Regole", il progetto ideato da Umberto Molinari (ex presidente del Settore Giovanile e Scolastico Figc dell'Emilia Romagna) e promosso dalla Lega Calcio Uisp di Bologna nella categoria Pulcini con l'obiettivo di coinvolgere bambini e famiglie in un percorso di educazione e formazione ai valori più genuini della pratica sportiva grazie anche al ruolo di tutor affidato agli arbitri. E se l'obiettivo era di riportare il calcio giovanile ad essere momento festoso e giocoso, e non un'arena impunita dove gli adulti spesso sfogano dalle tribune tensioni, malumori e sogni repressi, i primi riscontri sono più che confortanti.
Il "Vasco de Gama", campo di casa della Polisportiva Lame, è stato uno dei primi impianti ad ospitare le partite dei Monelli (nati nel 2002-2003) e dei Cinni (2004-2005), così come sono stati simpaticamente ribattezzati i due tornei che raggruppano i tesserati più giovani della cosiddetta attività. Arbitro degli incontri che hanno visto protagoniste le squadre di Lame, Real Casalecchio e Idea Calcio, un Fulvio De Furia (fischietto Uisp di esperienza ultra ventennale sia sul campo che come osservatore e designatore) che si è detto felice di poter contribuire alla buona riuscita del progetto: <Il calcio, rispetto ad altre discipline, manca di cultura sportiva. E gli esempi che arrivano dal mondo professionistico non aiutano di certo. L'avversario è un nemico, mentre contestare l'arbitro diventa l'alibi di comodo per giustificare errori tecnici e comportamenti violenti. Giusto quindi che la Uisp parta dai più giovani e dalle loro famiglie per ricreare un clima più disteso, per far sì che attraverso la pratica sportiva si riscopra soprattutto il piacere dello stare insieme e del veder nascere nuove amicizie. Nei brevi colloqui che come arbitri avremo con i genitori prima di ogni incontro parleremo di questo aspetto. E inviteremo a tifare in modo corretto, a non rimproverare i figli per questo o quell'errore, a vedere in noi una figura "amica". Quella cioé di un vero e proprio educatore. Che non fischierà, ad esempio, il cambio fallo in caso di rimessa laterale effettuata in modo scorretto. Ma che la farà ripetere con calma affinché i bambini imparino bene il gesto. Siamo qui per insegnare, non per punire>.
Genitori e arbitro che dialogano con il sorriso sulle labbra. Il brefing pregara sta riscuotendo consensi. <Il presidente ci aveva anticipato questa novità e siamo felici di condividerla con altre famiglie> spiega la mamma di un atleta del Lame. <Anche perché crediamo davvero in quella frase scritta sulla maglie dei nostri figli ("Un bambino che gioca vince sempre" è lo slogan della società biancorossa). Vogliamo che diventi il comune denominatore della loro attività sportiva. Ben vengano allora progetti che fanno vivere il calcio in maniera meno violenta ed esasperata>. Le fa eco un papà: <Mio figlio, che fino ad ora aveva giocato solo ai giardini, vuole provare in una squadretta. Felice di accontentarlo, se questo significherà trovare nuovi amici e sviluppare senso dell'impegno, spirito di gruppo, voglia di fare attività fisica. Tutti aspetti positivi che mi fa piacere ritrovare nel progetto proposto dalla Uisp. Ma le belle parole e le buone intenzioni andranno messe alla prova delle partite, per capire se l'aria sta davvero cambiando. Diversamente, di fronte al ripetersi di episodi violenti e diseducativi, mio figlio cambierà sport>.
Qualche lacrimuccia prima di entrare in campo, volti emozionati, comprensibili amnesie al momento dell'appello dell'arbitro (un "cinno" del Lame deve pensarci sopra: <Mi chiamo... mi chiamo... ah, sì... Francesco!>), l'ingresso in campo e una risata generale quando, a partita in corso, un bimbo seduto in panchina si lancia istintivamente all'inseguimento del pallone che gli era sfilato davanti, trattenuto a stento dal mister: <Ma no, Marco, che fai? Tu entri dopo, adesso devono giocare gli altri>. Dalle tribune solo un accenno di contestazione (<Arbitro, la palla era entrata>), subito zittito dall'aria furbetta del portierino : <L'ho presa sulla linea, non è gol>. Fulvio De Furia non si è scomposto. E tra un fischio e l'altro ha dispensato sorrisi e consigli: <Attenti, quando si rimette dal fondo la palla deve uscire dall'area... No, non così. Guarda, per fare la rimessa laterale devi metterti in questo modo... Più indietro, più indietro: la punizione va battuta là...>.
Massimo Verdi, allenatore dei "monelli" del Casalecchio, è soddisfatto: <Trovo positiva la presenza dell'arbitro anche nelle categorie dei più piccoli. A questa età la Federcalcio preferisce far arbitrare dirigenti o genitori, ma l'impatto con un direttore di gara ufficiale è diverso. Garantisce maggiore imparzialità e abitua da subito i bambini al rispetto delle regole e delle decisioni, favorevoli o contrarie che siano. E' inutile addolcire il clima della partita vera. L'arbitro va accettato e quindi è bene che si impari il prima possibile a rispettarlo. Le famiglie? Sogno di coinvolgerle sempre di più nella vita della società. Ma devono entrare nello spirito giusto dello sport e il dialogo prepartita con l'arbitro può aiutarle a capire ancora meglio gli obiettivi che tutti insieme dobbiamo sforzarci di raggiungere per il bene dei figli>.
Fischio finale. Game over. Il risultato? Boh, 2-0 o forse 3-1. Chissenefrega. L'importante è correre a salutare amici e parenti al di là della rete. Tenendosi per mano, tutti insieme. Con tanto di tuffo finale. Proprio come fanno i campioni. E imitarli, almeno in questo caso, non è male.

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