Qualche annotazione sull'esordio dell'Under 21 di Ciro Ferrara nel test amichevole di Fermo contro la Turchia, vinto dagli azzurri per 2-1 (doppietta di Macheda, nella foto uno dei due gol). Squadra ancora da definire e rifinire, ma che merita un certo rispetto. Non fosse altro che per il coraggio di alcune scelte che hanno caratterizzato la "prima" in terra marchigiana.
In campo nomi nuovi che rappresentano una fetta interessante di ciò che produce il vivaio calcistico italiano, così da poter effettivamente testare la bontà o meno del lavoro svolto con i giovani (ai responsabili di settore, vedi il nuovo coordinatore Arrigo Sacchi, l'ardua sentenza). E soprattutto gente che gioca, che ha nelle gambe forza, ritmo e una sana dose di cattiveria agonistica, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Un mix di belle speranze tra chi si è già ritagliato uno spazio significativo in Serie A, chi affila le armi in un campionato tosto come la B, chi cerca di risalire la china nel purgatorio (ma non per questo privo di qualità, attenzione) di Lega Pro e chi, più semplicemente, si prodiga ancora in Primavera alla ricerca di una piena maturazione.
L'inusuale puzzle, almeno a Fermo, ha dimostrato che il potenziale talento può nascondersi ovunque. E dunque che il raggio della ricerca e della selezione, specie a livello federale, va doverosamente allargato. Su tutti, valga l'esempio di Romizi, centrocampista classe 1990, cresciuto nella Fiorentina e da un paio di stagioni in forza alla Reggiana nel torneo di Lega Pro. Grinta, personalità, piedi educati, concreto in entrambi le fasi e capace di leggere bene le diverse situazioni. Per chi, come il sottoscritto, ha seguito con attenzione i campionati giovanili dell'ultimo decennio, non rappresenta affatto una novità. Singolare, semmai, che nessuna società di A e B si sia ancora degnata di fare un salto a Reggio Emilia per vederlo all'opera.
E il suo, attenzione, non è un caso isolato in Lega Pro. Lo sanno bene Prandelli e l.o stesso Sacchi, visti in tribuna a metà novembre nell'ultimo impegno della rappresentativa Under 21 di Lega Pro contro il Belgio (successo azzurro per 4-1 a Salò). Non una semplice visita di cortesia in casa-Macalli, come i più hanno interpretato. Ma la consapevolezza che in questo pazzo calcio milionario, che si è "svenduto" alla televisione badando più alla forma che non alla sostanza, si sono perse le buone maniere e i sani princìpi. Ovvero il gusto del campioncino prodotto a chilometri zero. O al massimo scoperto dietro casa, nei cortili degli oratori (esistono, esistono: basta cercarli...) o nei campetti di provincia. Dalla semplice passione dei (pochi) maestri di calcio rimasti. Senza la mediazione dei (tanti) procuratori-squalo ai quali invece oggi, per comodità e interesse, si affida incautamente il futuro del nostro calcio. Facendo scorpacciate di improbabili stelle da ammirare in videocassetta o dvd.
Parole sante...
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