Arrivano puntuali come il temuto virus influenzale. Ogni anno, con l'approssimarsi della stagione invernale, riaprono i cantieri delle famose rappresentative. Sogno più o meno nascosto di qualunque ragazzo che giochi a calcio. E soprattutto del suo trepidante papà. Alzi la mano, fra quanti hanno un figlio che gioca nei Giovanissimi o negli Allievi, chi non ha mai cliccato via web sui Comunicati della Figc locale e regionale per dare un'interessata sbirciatina alle convocazioni delle varie selezioni di categoria nella segreta speranza di trovarci il nome del figlioletto. Suvvia, non facciamo gli ipocriti. Vetrina interessante, quella della rappresentativa. Ed è normale che sia così. Perché, oltre a premiare le qualità tecniche del singolo giocatore, consegnandolo all'osservazione e allo scouting di molti club professionistici, costituisce la cartina al tornasole del lavoro di un intero settore giovanile ed è quindi motivo di vanto e di pubblicità (nonché di un eventuale tornaconto economico) per qualunque società avere propri atleti convocati in queste selezioni.
Precisato ciò, è bene fare un po' di chiarezza su queste rappresentative. Provando a spiegare bene come, quando e da chi vengono organizzate e gestite. In modo da sfatare una volta per tutte i miti, le false credenze e le continue dicerie che le accompagnano e che non di rado sono motivo di tensione e di scontro fra le società di appartenenza e i genitori, se non addirittura fra genitori della stessa squadra (della serie: "Perché tuo figlio e non il mio? Chi hai pagato? Cosa c'è sotto? Quale grande complotto si cela dietro queste "scandalose" convocazioni? Adesso mi sente la società, adesso mi sentono i dirigenti..."). Quasi si stesse parlando di una chiamata nella Nazionale di Prandelli. Ma quando mai.
Cominciamo allora col dire che le rappresentative possono rivestire carattere provinciale o regionale. Nel primo caso vengono prese in considerazione le annate dei Giovanissimi e degli Allievi sperimentali: quest'anno, ad esempio, i 1997 e i 1995. A inizio stagione ogni società è chiamata a segnalare al Comitato Provinciale di appartenenza, attraverso un modulo firmato dal presidente e dall'allenatore della categoria in questione, il nominativo di alcuni ragazzi. I migliori in assoluto? Quelli più tecnici? Quelli meglio attrezzati fisicamente? Non ci sono regole fisse nella scelta. Chiaro che, dipendesse dai dirigenti, tutti vorrebbero mandare l'intera propria squadra, convinti come sono di avere in casa il meglio che ci sia sulla piazza. Ma i nominativi possono essere al massimo cinque o sei e comunque, attenzione a questa precisazione, si tratta di semplici indicazioni. Che poi gli osservatori del Comitato e il selezionatore responsabile valutano per conto loro, venendo a vedere di persona partite e allenamenti. Qui, può capitare l'imponderabile: e cioé che le segnalazioni della società siano del tutto sconfessate o comunque in parte modificate. Basta che un ragazzino qualunque, non indicato dai dirigenti, giochi la partita della vita davanti a un osservatore Figc ed ecco che si ritrova di colpo convocato al posto di un altro (magari più bravo) che quel giorno era ammalato o fuori condizione. Nessun mistero. Nessuna pressione. Nessun favoritismo. Sono i casi della vita. Così come succede che qualcuno, pur convocato per due o tre stage consecutivi, alla fine venga bocciato e non faccia parte della selezione che in primavera affronta il cosiddetto Torneo delle Province. Giallo sulla bocciatura? Presa in giro? Giocatore che non farà più carriera? Niente affatto, fa parte del gioco. Per venti ragazzi che entrano nella lista definitiva (per regola si è stabilito non più di tre/quattro della stessa società), ce ne sono più del doppio che avrebbero meritato un posto e che, vedrete, strada facendo si toglieranno comunque delle belle soddisfazioni. Ci sono campioni, poi arrivati in Serie A, che da ragazzini la rappresentativa manco l'hanno sfiorata. E altri che, passati dalle rappresentative, da adulti hanno giocato al massimo in Prima o Seconda categoria.
Allargando il discorso alle rappresentative regionali, il meccanismo si fa ancora più "trasparente", se così vogliamo definirlo, in quanto nel caso di Giovanissimi e Allievi regionali (quest'anno 1996 e 1994) le società di appartenenza non hanno voce in capitolo nelle chiamate. Già le primissime convocazioni partono direttamente dallo staff tecnico del Comitato regionale, senza alcuna mediazione da parte dei club interessati. Una selezione piuttosto complicata (che, specie all'inizio, fa riferimento alle rappresentative provinciali dell'anno precedente), visto il bacino setacciato, e anche in questo caso passibile di errori e omissioni. I ragazzi che a Pasqua si affrontano nel Torneo delle Regioni e che a giugno si sfideranno nel Torneo delle Rappresentative, a margine delle finali nazionali Giovanissimi e Allievi, non è detto che siano per forza i migliori diciotto-venti della regione. Lo sanno bene gli allenatori, lo sanno i dirigenti, lo sanno gli osservatori. Si ostinano a non saperlo (o, meglio, fanno finta di non saperlo) solo i genitori. Alcuni dei quali farebbero carte false (e non solo quelle...) per piazzare in distinta il Pupone di famiglia. Anche qui, dunque, sospetti e veleni su certe "chiamate".
E allora, direte voi? Ma sì, ammettiamo con franchezza che non tutto fila via liscio come dovrebbe e potrebbe. E che la telefonata di un dirigente, la pressione di un genitore o la raccomandazione di un procuratore (a questa età? eccome!) possono talvolta spingere oltre l'ostacolo anche qualche ragazzino non proprio meritevole. Ragioni di mercato, scambio di favori, giochi di potere. Ma così come le bugie, anche i "raccomandati" hanno le gambe corte e prima o poi vengono sgamati e rispediti al mittente. Ecco perché la rappresentativa non va presa come valore assoluto e immodificabile.
Nessun commento:
Posta un commento