Obiettivo calcio

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giovedì 26 gennaio 2012

Il significato della Viareggio Cup

La scoperta di nuovi talenti, il confronto fra scuole calcistiche di ogni latitudine, l'incontro di culture diverse. E poi la puntuale indiscrezione di mercato strappata al dirigente o al procuratore amico, l'autografo di qualche vecchio campione del passato, l'immancabile struscio lungo la "Passeggiata a mare", la ghiotta frittura di pesce servita calda sul barchino della Darsena, la contagiosa allegria di un Carnevale esagerato, unico e ineguagliabile. 
C'è tanto alla Viareggio Cup. Praticamente tutto. E il longevo successo della manifestazione ben riassume questa molteplicità di attrazioni. Ma per i calciofili più appassionati, il torneo versiliese rappresenta soprattutto una sorta di immenso e rigoroso archivio in cui sfrucugliare qua e là per rileggere fatti e personaggi del pallone di casa nostra e non. Con ricchezza e cura di particolari difficilmente rintracciabili altrove. Un racconto affascinante lungo quasi settant'anni, dal Dopoguerra a oggi. Certificando la nascita di leggendari campioni. Non c'è "figurina" che non sia passata prima dal "Saranno Famosi" di Viareggio. Penso al Vicenza di David, Menti e Vicini; al Milan di Salvadore, Trapattoni e Ferrario; all'Inter di Mazzola e Boninsegna; alla Fiorentina di Esposito, Ferrante, Merlo e Chiarugi; all'invincibile Dukla Praga degli Anni 60-70; alla Roma di Righetti, Baldieri, Giannini, Tovalieri e Di Carlo; al Toro dei miracoli targato Vatta che lanciò in rapida successione Francini, Benedetti, Cravero, Comi, Lerda, Scienza, Osio, Fuser, Bresciani, Lentini e Vieri; all'Atalanta di Tacchinardi allenata da Cesare Prandelli; alla Juventus di Binotto, Cammarata e Del Piero. E che dire della finale del 1996, con il Brescia di Pirlo e Baronio opposto al Parma di Gigi Buffon? Celebrando infine i vari Tiribocchi, Pellissier, Pandev, Martins, Marchionni, Donadel, Antonini, Balzaretti, Quagliarella, Mirante, Gastaldello, Giovinco, Marchisio, Criscito, Aquilani, Pazzini, Balotelli. Un pozzo senza fondo.  
"Dai, ci si vede al Viareggio". Una certezza, mica un appuntamento buttato lì a caso. Impossibile mancare. La spesa del viaggio è comunque ben ripagata. Magari per scoprire un nuovo Batistuta, un nuovo Amauri, un nuovo Schweinsteiger, un nuovo Cavani. E' stato e sarà sempre così. Certi che Palagi e i suoi fidati collaboratori non ci deluderanno. Offrendoci un tabellone ricco di spunti, di storie, di nuovi personaggi tutti da scoprire. Aggrappati alla solida tradizione ma anche capaci di rinnovarsi con la forza delle idee e di un entusiasmo che non ha limiti. Sì, ci vediamo al Viareggio. Dove il futuro del calcio, che pure spesso segue vie tortuose e imperscrutabili, fa tappa obbligata. Dove i ragazzi si scoprono un po' più adulti. Dove i sogni, a volte, diventano realtà.

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